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SOUND(PR)TALKS: INTERVISTA CON LAURA MUNARI

Con Meta i consumatori diventeranno co-creatori delle aziende stesse ma non solo: il cambiamento sarà radicale nella visione della comunicazione aziendale.

Il profondo cambiamento che negli ultimi due anni ha investito le modalità di interazione tra brand e consumatori non accenna a fermarsi. L’avvento di Meta conferma la necessità per le aziende di aprirsi sempre di più all’ascolto al fine di cogliere il cambiamento nel rapporto con le proprie audience.

I brand che puntano all’ampliamento della propria community e al rafforzamento della brand awareness devono saper individuare e selezionare con cura gli influencer e i creator da coinvolgere nella propria strategia di comunicazione, tenendo sempre a mente la vision aziendale e i valori del brand.

Proprio l’evoluzione dell’influencer marketing e il ruolo sempre più centrale degli influencer sono alla base della riflessione di Laura Munari, digital trainer e strategist specializzata in attività consulenziali e formative finalizzate all’impiego del marketing digitale per il raggiungimento degli obiettivi di business o personalizzati su specifiche esigenze.

Abbiamo intervistato Laura per la nostra rubrica SoundPRTalks, arena di discussione e confronto digitale con esperti di settore, con lobiettivo di approfondire il ruolo dei brand in questa terza fase evolutiva del web e i possibili scenari che si delineano.

Quali sono le opportunità, ma anche le sfide che i brand dovranno affrontare in futuro?

La sfida più grande riguarda il cambiamento radicale nella visione della comunicazione aziendale ed in particolar modo nel rapporto con i consumatori. É vero che la pandemia ha dato una spinta al cambiamento nella modalità di interazione, ma la strada da fare è ancora lunga. In buona sostanza ci sarà un totale cambio nel rapporto tra consumatori, aziende, enti, tutto.

Con meta è probabile che i consumatori diventino co-creatori delle aziende stesse, ma non solo. E se i brand sapranno cogliere questo aspetto potranno sicuramente fare la differenza. Lo si può dedurre osservando cosa sta già facendo e proponendo Meta.

Un esempio concreto che si può seguire per comprendere al meglio il metaverso è quello di Metaverse Seul dove già l’anno prossimo, nel 2023, ci potrebbe essere l’inaugurazione del Metaverse 120 Centre, un centro servizi virtuale in cui avatar di funzionari pubblici saranno a disposizione dei cittadini per appuntamenti e consulti, consentendo di portare a termine compiti e incombenze che a oggi è possibile espletare esclusivamente di persona. Sarà così anche per festival a cui si potrà partecipare comodamente seduti da casa, ma si potranno esplorare anche zone turistiche.

Oggi sempre più aziende si attivano o richiedono a noi specialisti di sviluppare campagne di influencer marketing. Per avviare una campagna di successo, occorre innanzitutto individuare e selezionare gli influencer giusti. Quali suggerimenti daresti ai brand per iniziare?

Per prima cosa un’azienda deve sapere che questi personaggi sono “trascinatori di folle” sui propri profili e poi, per “cassa di risonanza”, si ottiene un ampliamento della community, delle vendite, della brand awareness anche sul proprio profilo.

Il primo step è quindi capire il proprio obiettivo di comunicazione e su quale/i channel si vogliono ingaggiare questi personaggi. Ma soprattutto è necessario sapere che oltre alla classica distinzione tra nano, medio e big influencer ci sono i creator, ed è qui che si gioca la partita sul messaggio comunicativo in corrispondenza della propria brand identity.

I creator sono artisti che con la loro inventiva elaborano contenuti. I loro profili seguono uno storytelling, ognuno a seconda della propria specializzazione; sono bravissimi a creare contenuti originali e per questo ad appassionare la platea.

Gli influencer invece sono traghettatori di prodotto, che con le loro opinioni trascinano numerosissime persone.

Oggi ci sono tanti metodi e piattaforme disponibili per selezionare il personaggio più adatto alla nostra strategia. Ma se si vuole davvero investire in questo mondo è necessaria una cura approfondita dei singoli profili che, se vengono scelti solo in base alla risultante di algoritmi date dalle piattaforme, possono cozzare con l’identità del brand. Questi strumenti possono essere utili per uno screening iniziale, ma poi il lavoro “manuale” va fatto. Sicuramente le aziende che non solo forniscono ma formano influencer, come la Stardust House, oggi possono essere uno strumento valido in quanto contribuiscono a formare su più livelli gli influencer di domani.

Dallo scouting all’engagement il passo è breve. Come relazionarsi con gli influencer per dare vita a campagne realmente efficaci?

Qui la partita si gioca tra il “portafoglio pieno” e uno scouting di fino.

Il primo punto da tenere in considerazione è il fatto che gli influencer o i creator (quelli bravi) si fanno pagare, ma se si sono selezionati profili in target con il proprio obiettivo e i propri valori, che si presuppongono quindi essere coincidenti con i loro, è difficile ricevere un no. Per quanto riguarda il “portafoglio” si investe quindi, per logica, in una quasi certezza. Le persone che seguono l’influencer/ creator si riconoscono e si fidano di lui/lei così come il “trascinatore/trice” si riconosce nell’azienda.

Il primo punto di contatto con gli influencer sono generalmente le agenzie di PR e di comunicazione, oppure strutture come la Stardust House di cui parlavo prima. Rimane sempre fondamentale l’occhio vigile dell’azienda che deve avere ben chiara la propria strategia, senza farsi “travolgere” dall’idea di successo che diversamente rischia di rimanere tale. L’obiettivo è sempre quello di soddisfare la propria segmentazione di clientela e l’influencer o il creator rimangono strumenti (per ora).

Twitch è tra i social che più premiano l’autenticità, unendo creator, community e brand in un’esperienza immersiva e partecipativa. Che consigli daresti ai brand che volessero esplorare questa piattaforma?

Twitch, di proprietà di Amazon, pur avendo al momento la caratteristica di essere una piattaforma molto verticale per gamer e streamer, se si osserva il sito, si nota che fornisce una netta elencazione di altre categorie. Oltre al gaming vediamo travel, food, musica, talk show, ed è questa una delle ragioni per cui molte aziende dovrebbero iniziare a dare più che una sbirciatina. Ma la motivazione “più golosa” viene dai dati: Twitch è passato da 3,1 miliardi di ore nel primo trimestre del 2020 a 6,3 miliardi nel Q1 dell’anno successivo. Anche i dati post pandemia denotano un incremento del 16,5%. I numeri sono forniti da Streamlabs, l’azienda che supporta Twitch stessa, YouTube e Facebook.

Si può quindi dire che, nonostante l’apparente seppur reale verticalità, è utile iniziare a pensare di inserire nei propri piani di comunicazione argomenti su cui fare stream al fine di coinvolgere sempre di più il proprio pubblico. Insomma, in attesa di Meta che sembra lontano dobbiamo essere allenati e pronti a interagire con i nostri clienti che vogliono essere virtualmente sempre più vicini e sempre più co-creatori.

 

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