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Back to the user: quanto conta il comportamento degli utenti online nell’orientare le strategie social?

Il comportamento degli utenti online e sui social network

Quando si dice “user first” si pensa subito alla progettazione dei siti web, ma i fatti dimostrano che la stessa espressione potrebbe applicarsi anche all’approccio strategico messo in campo dalle piattaforme social per rimescolare le carte quando le novità non vengono recepite in modo particolarmente positivo dagli utenti.

È il caso di Instagram, WhatsApp e Twitter che dopo aver annunciato e attuato nuove modalità di fruizione dei propri servizi hanno dovuto fare un passo indietro per ascoltare il parere degli utenti che non si è fatto attendere.

Quanto conta quindi il comportamento degli utenti online nell’orientare le strategie dei social network? Scopriamolo subito.

Instagram ci ripensa: i like torneranno ad essere visibili ma ad una condizione

Durante l’estate 2019 gli utenti Instagram sono stati costretti a dire addio ai like visibili sulle foto dei profili, un annuncio che soprattutto nel mondo degli influencer fu accolto come uno stravolgimento inaccettabile e dai risvolti inediti per il digital marketing. Seppur difficile da accettare all’interno di una piattaforma che ha fatto delle vanity metrics la propria forza, l’intento aveva un obiettivo specifico, ovvero rifocalizzare l’attenzione sulla qualità dei contenuti postati e non su una logica meramente numerica.

Eppure quello che sembrava essere un punto di non ritorno potrebbe conoscere a breve dei nuovi risvolti. Secondo alcune indiscrezioni pubblicate sul profilo Twitter del leaker italiano Alessandro Paluzzi, Instagram starebbe valutando il ripristino dei like visibili, a patto che sia l’utente ad attivare la feature. Un ritorno alle origini dunque che mette al centro le esigenze espresse dagli utenti.

WhatsApp posticipa le nuove regole per la privacy

Nei programmi originari dell’azienda, l’8 febbraio 2021 avrebbe dovuto segnare un aggiornamento delle condizioni di utilizzo di WhatsApp e la necessità dell’utente di accettarle, pena l’impossibilità di continuare ad usufruire del servizio.

Le nuove norme per la privacy annunciavano l’intento di regolamentare il rapporto tra WhatsApp e Facebook, condividendo con quest’ultima le informazioni personali degli utenti che usufruiscono della chat di messaggistica istantanea, con l’intento di migliorare i risultati delle inserzioni pubblicitarie di Facebook.

In questo caso, è stato proprio il comportamento degli utenti a segnare una svolta nello sviluppo della situazione. Le reazioni dirompenti degli utenti di fronte alla novità annunciate da WhatsApp non si sono fatte attendere. Nel giro di pochi giorni milioni di utenti hanno abbandonato la piattaforma a vantaggio di altri servizi simili offerti da Telegram e Signal. Un risvolto inaspettato che dal punto di vista business non poteva di certo non avere conseguenze. Allo stato attuale resta ancora tutto da vedere ma, stando agli ultimi annunci dell’azienda, la privacy policy non verrà modificata prima del prossimo 15 maggio 2021.

Twitter fa marcia indietro e ripristina il classico retweet

Lo scorso ottobre, in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Twitter aveva modificato la funzionalità dei retweet offrendo un’unica possibilità, ovvero quella di retwittare aggiungendo un commento per limitare la semplice condivisione. L’intento era quello di spingere gli utenti ad informarsi con maggiore attenzione su quello che stavano condividendo per contrastare il fenomeno delle fake news. Ma a quanto pare, la fase di test non ha portato ai risultati sperati. La maggior parte degli utenti infatti, anziché argomentare i tweet di interesse, ha preferito limitarsi alla condivisione tradizionale, proprio come accadeva con la funzionalità standard dei retweet. Un segnale inequivocabile che il nuovo strumento non aveva conquistato le aspettative degli utenti e che bisognava tornare indietro: “il 45% dei tweet includeva affermazioni di una sola parola e il 70% aveva meno di 25 caratteri” come si legge in una nota ufficiale sul profilo aziendale.

Abbiamo analizzato tre diversi canali e tre diverse logiche di fruizione ma in tutti i casi la conclusione resta soltanto una: le piattaforme social sono innanzitutto organizzazioni con finalità di business e, in quanto tali, devono necessariamente tener conto del comportamento degli utenti e delle relative preferenze di fruizione per sopravvivere all’interno di un ecosistema in continua evoluzione dove nuove strategie per attrarre l’attenzione del pubblico non si fanno di certo attendere.

 

Articolo di Chiara Dovere

 

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