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America e Europa: affinità e differenze nei rapporti tra manager e media

Una nuova ricerca svolta dal Public Relations Global Network (PRGN) su un campione di giornalisti nordamericani svela similitudini e differenze tra il Vecchio e il Nuovo continente nella relazione tra CEO e rappresentanti dei mezzi di informazione

 

A circa un anno di distanza dalla presentazione dei risultati della survey europea, il PRGN –  network di agenzie di PR indipendenti presente in tutto il mondo –  rilascia i risultati della versione americana di tale ricerca.

Scopo del sondaggio, analizzare fonti, aspettative e abitudini dei media nord americani, e identificare i fattori che influenzano i loro rapporti con i manager che vengono intervistati.

L’indagine, che ha coinvolto 50 giornalisti in 19 Stati nordamericani nell’autunno/inverno del 2014, ha voluto altresì evidenziare quali comportamenti o errori i CEO devono cercare di evitare per non compromettere la buona riuscita dell’incontro con i giornalisti e, di conseguenza, incorrere in effetti negativi per la propria immagine e per quella dell’Azienda che rappresentano.

 

Il primo dato che salta all’occhio è l’impatto che i social network hanno sul rapporto tra media e manager: oggi infatti, semplicemente consultando il profilo LinkedIn di un manager, o seguendolo su Twitter, i giornalisti possono raccogliere molte informazioni sull’interlocutore che andranno ad incontrare.

Ben l’80% degli intervistati nell’ambito della ricerca in NA ha infatti confermato di utilizzare i canali social per farsi una prima idea del CEO che intervisterà.

Tra gli aspetti che i media nordamericani considerano predominanti nella relazione con i manager, la conoscenza della realtà aziendale e del mercato di riferimento vengono considerati prioritari rispetto alla personalità mostrata dai dirigenti durante l’intervista, anche se non di molto.

Questo non significa però che non sia importante avere un atteggiamento gradevole ed empatico durante un incontro con i media!  Secondo il sondaggio infatti, tra i fattori che possono influenzare negativamente l’esito di un’intervista, l’approccio arrogante si posiziona al primo posto, seguito dall’incapacità di rispondere in modo soddisfacente alle domande, (soprattutto se relative a temi “delicati”) e dal tentativo di influenzare il contenuto finale dell’articolo.“Uno dei più grandi rischi che i CEO corrono quando intrattengono relazioni con i media è quello di sottovalutare il tempo necessario a prepararsi adeguatamente per rilasciare l’intervista,” commenta Aaron Blank, CEO e presidente di The Fearey Group e membro del PRGN, che ha condotto il sondaggio. “Farsi trovare impreparati può costare caro a un CEO e alla sua azienda e il sondaggio che abbiamo condotto propone anche alcuni suggerimenti per affrontare in modo efficace questo tipo di incontro”.

 

Consigli per i CEO

  • È bene ricordare che il luogo in cui l’intervista ha effettivamente inizio è la Rete. Bisogna dunque accertarsi che la propria presenza e quella della propria azienda su LinkedIn e sugli altri canali social siano coerenti con il modo in cui si desidera essere percepiti e dunque descritti dalla stampa, perché spesso è proprio il luogo virtuale quello in cui avviene il primo incontro.  Se è stato fatto un buon lavoro nel presentarsi  al meglio online, è fondamentale che questa impressione venga confermata anche vis a vis. La coerenza è importante;
  • Ogni azienda ha temi sensibili che possono attirare l’attenzione dei media e dunque stimolare domande “scomode”: bisogna essere sempre pronti a rispondere. Essere preparati è senz’altro più utile e costruttivo che porsi in modo evasivo per evitare di rispondere. È opportuno ricordare che una bella intervista è il primo passo verso la costruzione di un positivo, e duraturo, rapporto di collaborazione;
  • Comportarsi da buoni padroni di casa. Dal momento che l’88% dei giornalisti preferisce condurre l’intervista nell’ufficio del manager, bisogna assicurarsi che il proprio contesto lavorativo rispecchi al meglio l’organizzazione che rappresenta;
  • Ricordare che le interviste rappresentano un vero e proprio “biglietto da visita” del manager e dunque più positivo risulta il tono delle interviste pubblicate, migliore sarà l’effetto sull’immagine del CEO e della sua Azienda;
  • Tenere aggiornato il profilo LinkedIn. I dirigenti devono assicurarsi che il proprio profilo rappresenti correttamente l’azienda e il brand;
  • Garantirsi una copertura mediatica favorevole, diventando degli opinion leader nel proprio settore di competenza, trovando delle opportunità per scrivere degli articoli di scenario e proponendosi ai media come spokesperson accreditati;
  • Liberarsi delle proprie cattive abitudini. Tutti hanno delle giornate storte, ma non bisogna essere arroganti o rispondere frettolosamente alle domande dei giornalisti.

Sintesi dei dati emersi dal sondaggio nordamericano:

  • Secondo il sondaggio, le risorse principali di cui i giornalisti si servono per preparare un’intervista sono la copertura mediatica del passato e i profili LinkedIn, Twitter e Facebook. Seguono il sito web dell’azienda, le relazioni annuali e i comunicati stampa;
  • I giornalisti si aspettano che un CEO dimostri una conoscenza dell’azienda e del mercato estremamente approfondita, una personalità empatica e una comprovata esperienza nel ruolo;
  • Ciò che più infastidisce i giornalisti sono i comportamenti arroganti, l’incapacità di rispondere dettagliatamente alle domande, soprattutto se delicate, e i suggerimenti su cosa dovrebbe o non dovrebbe essere scritto nell’articolo;
  • LinkedIn e Twitter sono i principali social media che i giornalisti utilizzano per preparare le interviste. L’80% sostiene infatti di visitare il profilo LinkedIn di un dirigente prima dell’intervista. Twitter e Facebook, rispettivamente con il 70% e 64% delle preferenze, sono in seconda e terza posizione;
  • La copertura mediatica del passato è una fonte strategica per la fase di preparazione dell’intervista: l’82% dei giornalisti che hanno partecipato al sondaggio afferma di servirsene come strumento principale. Seguono il sito dell’azienda (58%), i report annuali e i comunicati stampa (entrambi al 56%);
  • Nel corso di un’intervista, i giornalisti si aspettano che i CEO dimostrino: eccezionale conoscenza dell’azienda e del mercato (94%), personalità empatica (80%) e comprovata esperienza (74%);
  • La maggiori cause per cui i giornalisti si infastidiscono sono: comportamenti arroganti (70%), incapacità di rispondere pienamente alle domande, soprattutto se delicate (66%) e suggerimenti su cosa dovrebbe o non dovrebbe essere scritto nell’articolo (62%).            
  • “Il sondaggio Americano del PRGN e quello europeo mostrano che esistono sensibili differenze sia nella cultura giornalistica di queste due aree geografiche sia nel modo in cui i CEO gestiscono le interviste” spiega Michael Diegelmann, CEO di Cometis AG a Wiesbaden, Germania.

Nord America versus Europa: le differenze emerse dalle due ricerche del PRGN

  • I giornalisti europei prediligono le relazioni annuali delle aziende. Il 64% degli intervistati ha infatti dichiarato di servirsene in preparazione a un’intervista;
  • I giornalisti europei hanno un atteggiamento più accomodante per quanto riguarda la revisione degli articoli. Il 41% ha affermato di permettere sempre ai CEO o alle agenzie di public relations di controllare le dichiarazioni prima della pubblicazione, mentre il 21% di consentire la revisione di tutto l’articolo in anticipo, a seconda del rapporto con il CEO o l’agenzia;
  • Le pratiche giornalistiche sono diverse da paese a paese. I giornalisti nel Regno Unito, in Irlanda, Spagna, Italia e Portogallo sono meno inclini a fornire un riscontro prima della pubblicazione. I giornalisti tedeschi ed italiani prendono in considerazione la vita privata del CEO quando formulano un giudizio su di lui. Quelli svizzeri si basano prevalentemente sulla copertura mediatica passata per indirizzare una storia.


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