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L’ascesa dei prosocial: verso una comunicazione più autentica

Quando la qualità delle relazioni vince sulla quantità dei follower

Scrolliamo, postiamo, reagiamo. Ma quanto ci connettiamo davvero? L’era dei “prosocial”, piattaforme social che mettono al centro autenticità, rispetto e benessere digitale, rappresenta una vera svolta per chi crede in una comunicazione più sana e costruttiva. Un cambio di rotta che chi lavora nella comunicazione, nel marketing e nelle PR non può permettersi di ignorare.

I social media sono diventati il nostro habitat digitale. Eppure, qualcosa si sta muovendo sotto la superficie delle solite dinamiche da “performance continua”. Sempre più persone si interrogano sul valore reale delle loro interazioni online e cercano spazi alternativi per relazionarsi in modo più genuino. È qui che entrano in gioco i prosocial.

Nati per rispondere a una crescente esigenza di autenticità e benessere digitale, i prosocial spostano l’attenzione dalla quantità alla qualità. Il loro obiettivo? Costruire relazioni significative, in ambienti digitali dove ci si sente visti, ascoltati e rispettati.

L’interesse crescente verso i prosocial non è casuale: rappresenta un bisogno sempre più sentito di ritrovare senso e umanità nelle relazioni.

 

I tratti distintivi dei social che mettono le persone al centro

I prosocial condividono alcuni principi fondanti:

  • Comunità prima di tutto – Promuovono conversazioni basate sull’ascolto attivo e sul rispetto reciproco, promuovendo la formazione di gruppi basati su interessi comuni e auto aiuto.
  • Contenuti che fanno bene – Valorizzano la condivisione di informazioni e storie che apportano valore alla comunità. invece di alimentare polemiche, ansie, e dinamiche tossiche e polarizzanti.
  • Benessere digitale – Offrono strumenti per monitorare gestire il tempo trascorso online e favorirne un uso più equilibrato e consapevole.

7 piattaforme che stanno cambiando le regole del gioco

  • Bluesky – Il social decentralizzato che restituisce all’utente il controllo sui propri dati. Bluesky rappresenta una ventata d’aria fresca per chi sogna un internet più libero e partecipativo.
  • WeAre8 – Premia chi condivide contenuti utili alla comunità e incentiva comportamenti positivi e responsabili. Gli utenti possono ricevere micro-compensi economici da reinvestire in progetti sociali o tenere per sé.
  • BeReal – Una foto al giorno, senza filtri, per raccontarsi senza artifici. Gli utenti ricevono una notifica casuale al giorno per scattare una foto di ciò che stanno facendo, usando sia la fotocamera frontale che posteriore per rompere le dinamiche da “vetrina perfetta” di Instagram, promuovendo così contenuti veri, non filtrati.
  • Humanly – Un’app pensata per creare connessioni significative attraverso conversazioni guidate su temi personali e profondi, che punta a rafforzare l’empatia e l’ascolto tra persone, anche sconosciute.
  • Slow Social – Oltre a una community è un vero e proprio movimento, che propone un uso più lento e consapevole dei social, incoraggia la riflessione sul proprio comportamento online, mettendo in pausa dinamiche compulsive.
  • Nextdoor – Un social di quartiere che connette le persone che vivono nella stessa zona, incentivando la collaborazione, l’aiuto reciproco e lo spirito di comunità locale. Una piattaforma dove il digitale supporta le relazioni reali.
  • Pause (di Mind Over Tech) – Uno strumento di disconnessione consapevole che agisce come antidoto alla frenesia digitale. Aiuta a interrompere l’automatismo nell’uso del web, invitando l’utente a una pausa riflessiva prima di navigare o accedere ai social, per chi vuole recuperare attenzione e consapevolezza.

Perché le aziende dovrebbero prestare attenzione ai posocial?

Per i brand e le agenzie di PR, l’evoluzione verso i prosocial rappresenta tanto una sfida quanto un’opportunità. Adattare le strategie di comunicazione significa privilegiare relazioni genuine con la community e offrire contenuti di valore che creino un impatto positivo reale.

Nonostante una leggera flessione nel numero complessivo di utenti attivi sui social, il tempo medio di permanenza online continua a crescere. L’engagement resta quindi alto, ma gli utenti sono più selettivi e critici. Cercano esperienza che abbiamo un senso, non solo intrattenimento. Questo vale per i social, ma anche per i branded content che devono essere coerenti, trasparenti e soprattuto umani.

Come cambia la strategia per le PR e la comunicazione?

  • Più contenuti di valore, meno autopromozione
  • Relazioni vere con le community, non solo con gli influencer
  • Empatia e ascolto come nuovi KPI
  • Autenticità come leva reputazionale
  • Meno “follower count”, più impatto reale

I social media tradizionali mantengono quindi un ruolo importante nel panorama digitale, ma l’ascesa dei prosocial segna una trasformazione delle aspettative e dei comportamenti degli utenti. Per chi lavora nella comunicazione, monitorare questa evoluzione e allinearsi a questi valori sarà fondamentale per creare messaggi efficaci, coerenti e capaci di generare coinvolgimento autentico. Le PR possono (e devono) guidare questa trasformazione, traghettando i brand verso una narrazione più umana, utile e credibile.

 

A cura di Silvia Asperges

 

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