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Il ruolo della comunicazione interna ai tempi del coronavirus (e oltre)

In un periodo di intensi e profondi mutamenti come quello che stiamo vivendo, dove le abitudini e le certezze vengono messe in discussione e le prospettive sono poco chiare da definire, per le imprese è difficile indirizzare il proprio futuro. 

Ma si dice che, in particolari momenti di crisi, la forza arrivi da dentro. Ed è da lì che si può ripartire. 

Il termine “crisi” in cinese è rappresentato da un ideogramma composto da due caratteri: il primo a indicare il pericolo, il secondo l’opportunità. Questa suggestione è indubbiamente funzionale a sottolineare la possibilità di trasformare la crisi da fattore negativo a fattore di rinascita, crescita, miglioramento e riposizionamento competitivo e strategico. 

Questo è possibile instaurando relazioni solide e creando fiducia, senso di appartenenza e collaborazione con tutti gli stakeholder. A partire dall’interno.La crisi mette sotto stress la capacità di comunicazione sia interna che esterna di qualunque organizzazione. Si tratta quindi un momento di ripensamento delle prospettive aziendali che spesso richiede la necessità di mutamenti radicali. Ma le opportunità offerte dalla risoluzione di una crisi valgono la posta in gioco: il rafforzamento della brand identity e della reputazione, agli occhi di tutti gli stakeholder; la possibilità di attuare dei cambiamenti strategici, oltre al consolidamento del senso di appartenenza, alla crescita e alla consapevolezza in ottica di gestione di crisi future.

Gli errori da evitare in un progetto di comunicazione interna

La comunicazione in azienda è un fattore decisivo per la gestione di una crisi. Un adeguato piano di comunicazione interna aziendale, se definito chiaramente, e correttamente gestito, insieme al ruolo chiave di chi guida l’azienda, rappresenta un valido strumento per rispondere alle aspettative dei clienti, dei dipendenti, delle comunità, e di tutti gli stakeholder che ruotano attorno al brand.

Gli errori da non commettere consistono nel non fare del dialogo con i dipendenti e con i loro rappresentanti una priorità; non essere trasparenti o addirittura comunicare informazioni non veritiere, nascondere fatti rilevanti o esporli in maniera ambigua. Ancora, fornire informazioni in maniera non coordinata o poco tempestiva sono anch’essi atteggiamenti che possono compromettere l’efficacia di un piano di comunicazione interna a supporto dei dipendenti e, di conseguenza, di tutta l’azienda.

Chiarezza, trasparenza, apertura e coinvolgimento

Un altro aspetto da curare con la massima attenzione e che dovrebbe essere parte della cultura organizzativa aziendale stessa, è quello di lasciare spazio ai dubbi e alle domande dei dipendenti. È fondamentale condividere e aiutare chi lavora con noi a comprendere la crisi e la strada da intraprendere, guidando il senso di fiducia come azienda o istituzione.

Secondo gli esperti, infatti, circa un terzo delle crisi aziendali è riconducibile alla disaffezione del personale e dei collaboratori rispetto alle sorti dell’azienda, per questo sembra sempre più necessario tenerli al corrente dei progetti e possibilmente appassionarli ad essi, attraverso adeguate comunicazioni ai dipendenti e trasmettendo i valori aziendali.

Nella gestione della comunicazione in tempi di crisi, l’ascolto dei collaboratori deve essere messo al centro, dando loro la possibilità di esprimere dubbi, timori e perplessità.  Rassicurarli sul fatto che non sono soli, ma fanno parte di un team e possono contare su una comunicazione interna che faccia sentire le persone legate all’azienda o all’istituzione dove operano.

In ogni crisi ci sono le premesse per una possibile rinascita

La crisi può mettere a nudo alcune contraddizioni profonde degli individui e dell’azienda stessa, ma può rappresentare la premessa di una svolta e di un miglioramento. Il filo conduttore dei responsabili di comunicazione interna deve essere questo, mettendo al centro trasparenza, chiarezza, completezza e apertura costante al dialogo. Un approccio che parte dal “cuore” dell’azienda e da propagare anche all’esterno verso gli interlocutori chiave di ogni brand.

Articolo di Silvia Asperges

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