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Media Relations nel 2025: le nuove regole del gioco (e come i professionisti delle PR possono giocare d’anticipo)

Comunicati stampa, AI e rilevanza: il Report di Cision sullo stato dell’arte dei media per costruire relazioni autentiche con i giornalisti

 

Se mai fosse necessario sottolinearlo, fare media relations non significa semplicemente inviare comunicati stampa. Significa capire il contesto editoriale, conoscere le sfide che affrontano i giornalisti e soprattutto offrire valore autentico. A confermarlo è il 2025 State of the Media Report di Cision, che ha raccolto le opinioni di oltre 3.000 giornalisti in tutto il mondo.

Le agenzie di PR e i professionisti più esperti sanno bene come relazionarsi con i giornalisti e costruire relazioni durature basate su fiducia, rispetto reciproco e pertinenza. L’obiettivo non è strappare visibilità a tutti i costi, ma affermarsi come interlocutori affidabili, in grado di offrire contributi concreti, fonti autorevoli e spunti rilevanti in modo puntuale e tempestivo.

Il report di Cision offre comunque uno sguardo prezioso per chi desidera approfondire e cogliere nei dati alcuni spunti interessanti.

 

Dalla quantità alla pertinenza: l’era del “media pitch su misura”

Uno degli approcci meno apprezzati dai giornalisti? Ricevere contenuti generici, non rilevanti, o peggio: autoreferenziali.

Il dato parla chiaro: il 78% dei giornalisti blocca chi li “spamma” con media pitch non pertinenti. E molti altri non rispondono affatto.

💡 Ecco un esempio pratico
La tua azienda ha sviluppato una piattaforma di intelligenza artificiale che ottimizza i flussi logistici nella supply chain. Invece di inviare un comunicato standard a testate economiche e tecnologiche, inizi a fare un lavoro mirato. Analizzi chi ha scritto recentemente sul tema “AI + logistica” e scopri che Dario Flussi (nome di fantasia), giornalista di LogAIstica360 (altro nome di fantasia :-)), ha pubblicato pochi mesi fa un articolo molto critico sulle promesse non mantenute dell’intelligenza artificiale applicata al retail.

Lo leggi attentamente, studi il tono, comprendi i suoi dubbi. A quel punto, costruisci un media pitch specifico: non parli genericamente del lancio, ma proponi una demo con dati reali che dimostri i risultati ottenuti da un cliente in ambito GDO, con disponibilità per un’intervista esclusiva al Chief Supply Chain Officer. Dimostri così di aver studiato, di esserti documentato e dunque di non volere semplicemente “spingere una notizia”, bensì dare il via a una conversazione interessante.
Risultato? Probabilità molto più alta che il tuo messaggio venga letto, apprezzato e, soprattutto, pubblicato.

 

Cosa vogliono davvero i giornalisti?

Secondo il report, ecco i contenuti più apprezzati:

  • comunicati stampa ben costruiti (72%);
  • esclusive su notizie o trend (57%);
  • ricerche originali e insight di mercato (55%);
  • interviste con esperti o testimonial (38%);
  • multimedia: video, infografiche, immagini pronte all’uso (23%).

Un media kit completo, quindi, non è affatto un optional, ma uno strumento estremamente utile per facilitare il lavoro del giornalista.

💡 Consiglio operativo
Prepara per ogni lancio un mini-hub Google Drive o uno spazio dedicato sul server aziendale con:

  • comunicato stampa in formato testo
  • immagini in alta risoluzione
  • bio del portavoce
  • Q&A con insight aggiuntivi
  • dati di mercato, white paper, link utili

Il giornalista apprezzerà il tuo lavoro di ricerca e messa a punto e lo ricompenserà con attenzione.

 

AI e PR: minaccia o alleata?

Se da un lato il 30% dei giornalisti percepisce l’AI come una sfida per l’autenticità dell’informazione, dall’altro più della metà la utilizza attivamente per ottimizzare processi, fare fact-checking o scrivere in bozza.

Per i professionisti delle PR, l’intelligenza artificiale rappresenta una risorsa potente, a patto che venga usata per potenziare la creatività e non per sostituirla.

💡 Use case: AI + PR

  • Usa strumenti AI per analizzare i contenuti dei giornalisti a cui ti rivolgi, capirne il tono e i temi preferiti.
  • Ottimizza i tempi grazie al supporto dell’AI generativa, ma supervisiona e personalizza sempre i contenuti.
  • Automatizza i media alert o la reportistica per essere più reattivo

 

Media relations e social media: LinkedIn guida, ma occhio alle nicchie

Il 96% dei giornalisti usa i social in chiave professionale. Il più usato? LinkedIn. Ma non è l’unico: in APAC e EMEA crescono WhatsApp e TikTok, in Nord America spunta anche Bluesky.

I social non sono solo spazi promozionali, ma luoghi di relazione. Usali per:

  • seguire i giornalisti e interagire in modo naturale;
  • condividere i loro articoli quando pertinenti;
  • anticipare trend che potrebbero generare spunti per un media pitch.

💡 Pro tip
Se vuoi proporre un contenuto via social, fallo in modo intelligente, oppure dopo aver stabilito un contatto reale via mail. Attenzione: contattare un giornalista via DM su Instagram o X senza relazione pregressa è uno dei motivi principali per finire nella blacklist (dato Cision: 17%).

Meglio usare i social per ascoltare, comprendere i temi che interessano al giornalista, interagire con i suoi contenuti in modo pertinente e costruire familiarità nel tempo. Prima di chiedere, dimostra di saper contribuire.

 

PR è relazione: ecco perché (ri)parte tutto dalla R?

L’aspetto più sottovalutato ma più determinante nelle media relations? Ça va sans dire: la relazione!

L’85% dei giornalisti dichiara che è più propenso a leggere un comunicato stampa se conosce – anche solo via mail – chi glielo ha mandato. In sintesi: prima ancora del contenuto, viene il contatto.

💡 Esempio ispirazionale
Una delle nostre agenzie partner all’interno del Public Relations Global Network ha deciso di dedicare ogni venerdì mattina a quello che chiamano “relationship-first outreach”. Niente media pitch, niente annunci. Solo una mail amichevole per chiedere: “Di cosa ti stai occupando? Possiamo esserti utili con fonti o dati?”. In un anno, il tasso di risposta ai comunicati stampa è aumentato del 28%.

 

Conclusione: meno rumore, più valore

In un ecosistema mediatico sempre più rumoroso, vince chi riesce a costruire connessioni significative. Non basta essere visibili. Occorre essere rilevanti. Non serve inviare di più. Serve inviare meglio.

Le media relations sono uno spazio di dialogo, non di imposizione e come ogni buon dialogo, iniziano con l’ascolto.

Come agenzie di PR, il nostro compito non è solo “far uscire articoli”. È facilitare l’incontro tra storie che meritano di essere raccontate e chi ha il potere (e la responsabilità) di raccontarle bene.

 

A cura di Alessandra Malvermi

 

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